Lettera di Gesù bambino a don Felice
Caro don Felice,
aspettavo una tua lettera. L’aspettavo, perché quest’anno non ne ho ricevuta nemmeno una, salvo quella di un politico. Siamo alle solite: pretendono che sia io a risolvere quei brutti pasticci che loro sono tanto bravi a creare.
Mi sono reso conto che i bambini scrivono tutti a Babbo Natale. Veramente non so chi sia; io di babbo, conosco solo babbo Giuseppe, al quale non arriverà mai lettera alcuna. Certamente questo Babbo Natale sarà una brava persona; abita proprio qui, di fronte a me.
Ha un viso rubicondo, una bella barba bianca, un bel pancione, un vestito rosso fuoco che indubbiamente riscalda i cuori in questa fredda stagione.
Ho cercato di fare amicizia, ma lui è sempre occupato: legge lettere, trasporta pacchi regalo, sta svuotando Standa, Ipercoop, Auchan.
Ho saputo solo che porta regali a tutti i bambini buoni e meno buoni.
Comunque, pensandoci bene, è meglio così: cosa possono mai i bambini aspettarsi da me? Non ho avuto una vita facile sin dall’inizio. Come posso portare doni io che non ne ho mai avuti? Cosa mi portarono i pastori? La loro fame, la loro miseria e insieme il loro stupore.
I Magi? Tre doni che significavano il mio destino di morte. D’altra parte, come potevo trovare il tempo per giocare con trenini, Lego e PlayStation (mi auguro che si scriva così), se i miei genitori dovettero in fretta scappare in Egitto per sottrarmi alla furia infanticida di quel crudele e terrorizzato politico che era il re Erode?
Al tempio, poi, il profeta Simeone avvisò i miei genitori circa il mio destino: segno di contraddizione per svelare i malvagi segreti di molti cuori. Quali regali, perciò, pensi che io possa portare ai bambini buoni? La spada che trafisse il cuore di mia madre? La croce che svelò il peccato del mondo? La mia burlesca e regale corona di spine? (A proposito, la spina con cui ho chiuso la bella busta, l’ho presa dalla mia corona).
Quindi, meglio così; meglio essere dimenticato: solo nella dimenticanza può apparire la verità. D’altra parte, evito di prestarmi al gioco dello sfruttamento commerciale e consumistico.
Io, intanto, mi avvio sulla via del Golgota. Paradossale: con la mia nascita inizia la mia morte IPDNIG (Incipit Passio Domini Nostri Iesu Christi) ma tu non dimenticarmi e non farmi dimenticare: è notte qui, fa freddo e tira un brutto vento di passione…
Tuo Gesù bambino
Natale 2009