L’ottimista è in continua ricerca di ragioni e motivazioni per vivere. Come ha detto Freud: “La nostra continua ricerca di sicurezza ci consegna ad una normale infelicità”. Anche i processi di civilizzazione rispondono ad un bisogno di sicurezza e, sempre per Freud, non sono altro che nevrosi. La nevrosi è la rinuncia alle “pulsazioni” della felicità per approdare ad un ordine costituito. Questa rinuncia genera manifestazioni violente ed improvvise. Le forme più comuni di nevrosi sono la “paranoia”, la “schizofrenia”, le varie “manie”. Tali forme sono manifestazioni di sfogo, tentativi di fuga da situazioni interiori sature. Ma dal momento che non è possibile, in un sistema con un ordine costituito, dare libero sfogo a certe manifestazioni, occorre reprimerle (Freud sosteneva che la prima repressione – tabù – attuata fosse quella riguardante la paura dell’incesto). Non esiste civiltà senza repressione. Freud comprende nelle nevrosi anche la religione, definendola “ossessiva”, in quanto manifesta la paura della divinità. La religione è nevrosi fobica-ossessiva.
Esistono varie definizioni di “psiche”: “è il rapporto tra stimolo e risposta”; “è l’impatto tra l’”io” ed il “mondo””; “è il rapporto tra “inconscio”, “subconscio” ed “io””; “è il rapporto tra l’uomo e il suo ambiente”.
A mio avviso la psiche è il risultato, il precipitato della “relazione io-mondo”. A seconda del modo in cui viene affrontata questa relazione io-mondo, è possibile distinguere le varie discipline che hanno come oggetto di studio la psiche. La psicologia, per esempio, lavora sull’adattamento tra l’“io” ed il “mondo”, tenta, cioè, di trovare una strada per riappacificare l’“io” con il resto della società sciogliendo le tensioni interne. La psicologia non è una scienza, è piuttosto una specie di letteratura, poiché cerca di curare la gente con una sorta di linguaggio e di dialogo.
Comunemente si intende la psiche come il cortocircuito tra l’“io” ed il “mondo”. Quando questo cortocircuito si interrompe, della psiche rimane l’“anima”. L’anima va oltre l’“io”. L’anima è una modalità dell’esistenza.
Mentre essere “psiche” significa essere ingabbiato nella relazione io-mondo, essere “anima” significa rompere questa relazione: in questo modo l’anima rimane libera e può sopravanzare sull’“io”, superandolo.
La psicologia, quindi, non è altro che un tentativo di rendere più stabile e forte il legame tra l’“io” ed il “mondo”.
La psicoanalisi, al contrario della psicologia che tende a legare, prova a sciogliere il legame io-mondo, attribuendo proprio a questo legame la causa del malessere interiore. Il fine ultimo della psicoanalisi è pervenire al silenzio, poiché ogni parola è un tradimento della verità.
La psicoterapia, invece, è la cura della psiche per mezzo della psiche.
Chi non ha bisogno dell’altro è più rispettoso dell’altro, perché non lo usa. Se si ha bisogno dell’altro, si manifesta l’esigenza di vedere la propria realizzazione attraverso esso, cioè si usa l’altro per i propri interessi. Anche la fiducia è uso dell’altro. Io mi servo della fiducia per sentirmi sicuro dell’altro.
La psiche può essere anche definita come movimento che parte dal bisogno aguzzando l’astuzia.
Nella nostra sfera affettiva noi siamo vittime di tre valori: 1)“Valore d’uso”: l’altro ha per noi tanto più valore quanto più ci è utile; 2)“Valore di scambio”: ci serviamo dell’altro fin quando ci torna comodo, dopo di che – quando non ci serve più – lo “scambiamo” con qualcun altro o con qualcos’altro; 3)“Valore di desiderio”: il bisogno dell’altro è tanto più grande quanto più questi è lontano e irraggiungibile. Il desiderio, infatti, funziona così: aumenta quanto più il suo oggetto è lontano e irraggiungibile
Bisogna pervenire alla convinzione che l’essere è sempre presente, in ogni cosa e che non muore mai. Occorre imparare a godere della presenza e a non soffrire della assenza.